2009 L'intervista FOTO DI SCENA 10

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L’INTERVISTA

di Natalia Ginzburg

con
Maria Paiato
Valerio Binasco
Azzurra Antonacci

regia Valerio Binasco
luci Pasquale Mari
scenografia Antonio Panzuto
aiuto scenografo Alberto Nonnato
produzione
Teatro Eliseo, Roma
Teatro Stabile di Firenze

Debutto: 10 febbraio 2009, Teatro Eliseo, Roma

NOTE DI REGIA
L’intervista mi ricorda certe favole. Le tre scene che la compongono, quasi uguali e nella struttura e nella musicalità delle frasi, creano l’effetto di un rituale comico: passano mesi e anni, ma ogni volta che i tre personaggi si incontrano succedono sempre le stesse cose, si dicono quasi le stesse parole, secondo una scansione rituale un po’ più assurda della vita stessa. Ma tale ritualità non ha quasi peso, perché la grazia e l’umorismo dolce della Ginzburg poco si adattano a fardelli stilistici esposti. L’assurdo, in lei, non è una provocazione intellettuale. È semplicemente un destino possibile. Probabilmente l’unico. L’assurdo, in lei, è innocente.
Come una favola, L’intervista ha almeno due livelli di lettura: uno riguarda i personaggi e le loro peripezie; l’altro riguarda qualcos’altro, più o meno segretamente nascosto nel testo. Ed è un pensiero rivolto all’Italia. L’intervista non racconta solo dieci terribili anni della vita di quattro personaggi, ma attraverso le loro vite ci fa percepire fortissimamente anche che cosa siano stati quegli stessi anni per la nostra nazione. Dal 1978 al 1988. Ci sono quattro personaggi, di cui uno che non si vede mai. Il personaggio assente, Giovanni Tiraboschi, è per me il protagonista occulto della pièce. Assomiglia ai grandi uomini dell’Italia di ieri: vitali, seducenti e colti.
I tre protagonisti ‘reperibili in scena’ sono tre persone qualunque legate al grande assente, ognuno a modo suo, che si incontrano in una vecchia villa to- scana, di sua proprietà. Tutti e tre aspettano il ritorno di Tiraboschi, e mentre aspettano chiacchierano. Dato che non tornerà mai, chiacchiereranno molto, e i loro destini finiranno per intrecciarsi in modo divertente e rocambolesco. Questa è una splendida commedia di chiacchiere: la Ginzburg è una grande scrittrice di chiacchiere. E infatti i suoi sono personaggi ritratti con vera maestria psicologica e scenica, e molta ‘vita’ è nascosta sotto le battute–fiume, tanto che si potrebbe cedere alla tentazione di interpretare la pièce in modo naturalistico. Ma qui si sceglie una via diversa: quella di lavorare sulla recitazione, rendendola vibrante e sensitiva, in modo da restituire (percependole in modo nuovo) le parole, farle guizzare di interiorità come esperienze fulminee, cariche di elettricità come note di Mozart. Questa musicalità è il segreto da conquistare. È una musica da suonarsi anche con gli occhi, con le mani, con i pensieri intimi degli attori. È una musica che, misterio- samente, fa ridere: e infatti si ride delle parole di Ilaria, Marco e Stella, e dei loro buffi destini, mentre, fuori dalla finestra, il mondo.

Valerio Binasco


BOZZETTI


MODELLINO


FOTO DI SCENA