Le ultime lune 5

LE ULTIME LUNE

di  Furio Bordon
regia  Fatbardh Smaja
produzione
Emilia Romagna Teatri Fondazione
Teatro Migjeni Scutari Albania
2003

 

APPUNTI DI SCENOGRAFIA

La drammaturgia prevede due situazioni scenografiche: la camera da letto della casa dove ha sempre vissuto il protagonista e la soffitta dell’ospizio che lo ospiterà.
La camera è piccola, con una finestra che dà sul giardino ed ha un’aria di sgombero, con vestiti sparsi sul letto disfatto, cassetti aperti, pronta per una partenza imminente. Viene descritta dall’autore con molti particolari ma mi soffermerei essenzialmente sul “disordine della partenza” con oggetti sparsi dappertutto che sottolineano il momento dell’abbandono che è poi il concetto fondamentale di tutta la drammaturgia.
A differenza dei suggerimenti dello scrittore vedrei il disordine sugli oggetti mentre la stanza la vedrei più rarefatta con pochi mobili, pareti bianche, molto profonda con precisi tagli di luce che delineano le pareti.
L’inquadratura della scena stretta e lunga ha un taglio cinematografico, chiusa dall’alto da un arlecchino nero armato, a mt. 3,30 ed ai lati da due pareti grigie, leggermente decentrate; pareti non quinte, segnate in questo modo per spostare leggermente la visione e sottolineare il taglio prospettico della stanza, identificandola e isolandola dall’intero spaccato di ipotetico un palazzo.
Il soffitto è bianco, chiuso con un’inclinazione prospettica verso il basso, così come il pavimento della stanza che è prospetticamente inclinato di un 3/4%, a dare profondità alla scena.
L’apparizione della moglie avviene sul fondo della stanza che ha una parete che la divide e crea uno spazio nicchia, adatto alla situazione del ricordo. Tale parete ci serve poi tecnicamente al cambio scena per nascondere luci e porta del secondo atto.
Questa scena la vedrei molto illuminata, da una luce solare proveniente dalla finestra, molto tagliata e con forte intensità, a differenza della situazione scenica successiva.

La scena del secondo atto tecnicamente si ricava da uno sviluppo della prima con un cambio scena molto semplificato. La parete bianca al centro viene eliminata per scoprire la porta al fondo, la finestra viene coperta da un’altra parete e la luce appare da un lucernaio sul soffitto.
Le pareti sono le stesse della prima parte ma a differenza del primo atto la scena è molto più scura e in continua penombra, con illuminazione più in controluce che frontale, a sottolineare la tristezza del posto. Appoggiati a caso letti vecchi e arrugginiti alle pareti come suggerito dal testo drammaturgico e per il resto pochi, pochissimi oggetti: in questo luogo regna un tipico ordine da ospizio con una sedia per il protagonista e il vasetto di basilico.

Antonio Panzuto


BOZZETTI


MODELLINO


FOTO DI SCENA