Casa di Bambola 16

CASA DI BAMBOLA

(L’ALTRA NORA)

da Henrik Ibsen

regia e drammaturgia  Leo Muscato
scene  di Antonio Panzuto
assistente alla scenografia Alberto Nonnato
costumi  Federica Sala
disegno luci  Alessandro Verazzi
con
Lunetta Savino, Paolo Bessegato,
Ruggero Dondi / Riccardo Zinna,
Salvatore Landolina, Carlina Torta
Barbara Bedrina / Rei Ota
produzione LEART-teatro, Grottammare (AP) – CRT, Milano
2006

 

NOTE DI REGIA

Nel tratteggiare il personaggio di Nora, Ibsen si era ispirato a una giovane scrittrice della quale si era infatuato. Si chiamava Laura Petersen e i suoi racconti erano conosciuti in tutta la Norvegia. Psichicamente fragile e in perenne stato di euforia, si era sposata a un uomo estremamente convenzionale, con la tendenza a reprimere e frustrare la sua vitalità. Ad un certo punto il suo nome risaltò sulle prime pagine dei giornali perché si era scoperto che la donna aveva contratto dei debiti di nascosto dal marito e che questo l’aveva fatta rinchiudere in manicomio e chiesto la separazione, con l’intento di toglierle i bambini. In seguito la donna fu nuovamente ripresa in casa, si può immaginare bene a quale prezzo.

Quando Casa di bambola andò in scena per la prima volta suscitò uno scandalo enorme. Ibsen aveva fotografato i suoi contemporanei, li aveva messi sotto una lente d’ingrandimento e ne aveva rivelato le ipocrisie e le falsità della società in cui vivevano. Mai fino a quel momento, lo spettatore era stato messo nella condizione di dover “spiare” un interno familiare normalissimo, simile al proprio, o a quello del suo vicino; un focolare domestico che metteva a nudo la vera essenza della classe borghese, costringendola poi a doversi esporre, giustificare. Lettere di protesta ai direttori di teatri. Polemiche sui giornali. Attrici rinomate che si rifiutavano di interpretare il personaggio di una moglie e madre che abbandona la famiglia e se ne va.

Questa ri-scrittura, oggi, dopo quasi 130 anni, intende rimanere fedele all’intento dell’autore. Per questo abbiamo dovuto verificare le analogie e le avvenute mutazioni nella nostra contemporaneità. Il testo è stato epurato da ogni stilema ottocentesco, dai riferimenti spazio temporali non attinenti all’oggi e da quegli aspetti tematici che sarebbero stati controproducenti, perché oggetto di evidenti mutazioni e di già sin troppo frequente dibattito e confusione.

Mettendo in evidenza la fragilità mentale di colei che ha ispirato il personaggio di Nora e dando spazio a tutte le conseguenze relazionali che ne conseguono, quell’interno borghese ottocentesco si trasformava in un inferno domestico vicino alle nostre cronache, abitato da una moglie con un’evidente instabilità psichica e un marito che tenta di ignorare il problema, barcamenandosi in una falsa normalità dove unico scopo è la rincorsa del successo. Una falsa normalità riscontrabile negli amici, nei vicini di casa e nei ricattatori che le gravitano intorno, tutti calati in una giostra di autoreferenzialità, in un reiterato nascondersi ed apparire che impedisce loro di capire fino in fondo lo stato di malessere di una donna che credono di amare, di conoscere, di aiutare. Una donna che lancia continue richieste di aiuto, che vengono puntualmente ignorate. Bisognerebbe che si trasformasse in una madre assassina per ricevere la giusta attenzione. Ma non è questo il caso.

L’altra Nora di oggi non è diversa da quella Nora che scandalizzò i contemporanei di Ibsen. È solo passato del tempo in mezzo: certo non produce più lo stesso scandalo, ma lo zoo di ottusa e tragicomica autodistruzione che la circonda è lo stesso.

Leo Muscato

Note_regia
Progetto scenografico


BOZZETTI


MODELLINO


FOTO DI SCENA